Ogni minuto le foreste venete producono il legname necessario per costruire una casa di legno

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Il settore forestale europeo copre circa il 25% dell’attuale produzione mondiale di prodotti forestali e circa il 30% dei pannelli a base di legno, carta e cartone. Sebbene la domanda interna di prodotti forestali sia in crescita e l’Unione Europea sia diventata anche uno dei maggiori esportatori di prodotti forestali, le sue foreste si stanno espandendo.
Le foreste europee sono così vaste che, se suddividessimo la loro superficie globale per ogni cittadino europeo, ad ognuno spetterebbe una porzione pari a due campi da calcio e mezzo.
Oltre 1 miliardo di ettari di foresta si estendono attraverso 44 paesi e la loro superficie continua a crescere di 510.000 ettari l’anno. Attualmente nelle foreste europee ci sono 20 miliardi di metri cubi di legno e solo il 64% del loro incremento annuale viene tagliato. Gli oltre 645 milioni di metri cubi di legno che ricrescono ogni anno nelle foreste europee ci permettono di dire che il legno, in Europa, può essere considerato una risorsa inesauribile. 

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Gestione sostenibile delle foreste

In Europa, in concetto di gestione sostenibile delle foreste è stato definito nel 1993 nella Conferenza Interministeriale pan-europea sulla protezione delle foreste in Europa: “la gestione e l’utilizzo delle foreste deve essere operato con modalità e livelli tali da salvaguardare la loro produttività, biodiversità, capacità di rigenerazione, vitalità e la loro capacità di svolgere, oggi e in futuro, le loro funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza recare danni ad altri ecosistemi”.
Informazioni accurate e un’attenta pianificazione sono elementi essenziali per una gestione sostenibile delle foreste. Organizzazioni come la FAO nel settore della pianificazione forestale e della statistica offrono informazioni e strumenti indispensabili per i gestori forestali. Le foreste europee sono trattate come veri e propri ecosistemi, considerando sia gli aspetti ambientali che quelli economici e la loro gestione sostenibile prende in considerazione diverse aspettative, sia sociali che ambientali: il cambiamento climatico, l’inquinamento, l’utilizzo del territorio, la protezione e certificazione delle biodiversità, la produzione di legno, la risorsa acqua.

Riforestazione

L’industria forestale europea riconosce che il suo futuro è indissolubilmente legato alla protezione ed espansione delle foreste. Per questo leggi severe ed efficaci assicurano che siano sempre piantati più alberi di quanti ne vengono tagliati. Tutti i paesi europei hanno policy e provvedimenti riguardanti la riforestazione. Sebbene il numero di alberi piantati per ogni ettaro vari a seconda delle specie e della natura del terreno, questi saranno sempre in numero maggiore di quelli tagliati, per permettere alla foresta di rigenerarsi.

Una varietà di approcci differenti

I vari paesi europei adottano metodi e strategie di rigenerazione delle foreste differenti, a causa delle differenze storiche, demografiche, economiche, climatiche ed ecologiche di ogni territorio. Si va quindi dalle rigenerazioni su larga scala attraverso le monocolture di conifere, sino alla piantumazione di gruppi di alberi, o di singole piante nelle foreste miste e di latifoglie.

Foreste protette

Circa il 12% della superficie delle foreste è specificatamente protetta per preservare le diversità biologiche e del paesaggio. Di queste, più di 1,6 milioni di ettari sono riserve forestali. Ci sono ampi tratti di foreste protette nell’Europa del nord ed orientale, che vengono gestite mantenendo al minimo l’intervento dell’uomo. L’85-90% delle foreste europee assolve a molteplici funzioni e aiuta nel contempo a proteggere il suolo, le acque e l’ecosistema naturale.

Quasi tutte le foreste europee sono coltivate

Da oltre 250 anni esiste in Europa un’efficace gestione forestale. La foresta coltivata è il prodotto intelligente dello sfruttamento centenario e della conservazione delle aree silvicole da parte dell’uomo. Conservare preventivamente le foreste e sfruttarle come fonte della più importante materia prima rinnovabile è compito dell’industria del legno.

 

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Costruire con il legno significa proteggere attivamente il clima

Durante la sua crescita, l’albero, in quanto organismo vivente, assorbe dall’atmosfera anidride carbonica (CO2). In questo modo sottrae una sostanza estremamente nociva per il clima, la trasforma in innocuo carbonio e rilascia nell’ambiente l’ossigeno liberato (O). Quest’ultimo si miscela con l’azoto contenuto nell’atmosfera in un rapporto del 78:21%, generando l’aria che respiriamo. Il carbonio (C) invece rimane imprigionato nell’albero. Esso costituisce, per così dire, l’impalcatura del processo di crescita organica e continua ad essere disponibile fintanto che l’albero si preserva nel bosco o sotto forma di materiale da costruzione. Per effetto del processo di fotosintesi degli alberi, in un metro cubo di legno rimane imprigionata una tonnellata di CO2. Questa quantità di CO2 viene sottratta all’atmosfera fino a quando il legno marcisce o viene bruciato, tornando poi nell’atmosfera.
Pertanto non solo i boschi, ma anche le opere edili, i mobili o addirittura i giocattoli in legno rappresentano una preziosa riserva di carbonio che offre un contributo essenziale alla riduzione del contenuto di CO2 dell’atmosfera. Non importa quale sia l’impiego previsto: l’albero preserva il suo contenuto di carbonio per tutto il ciclo di vita del prodotto. L’aumento dell’impiego del legno, materia prima a bilancio neutro di CO2, svolge un ruolo di primo piano nella riduzione globale delle emissioni di CO2 e rappresenta pertanto un fattore essenziale ed efficace per la tutela del clima. Perché il legno può contrastare attivamente l’ulteriore aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre e la conseguente intensificazione dell’effetto serra, all’origine del riscaldamento globale, del cambiamento climatico e di tutte le sue conseguenze.

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Utilizzo “a cascata” per un assorbimento duraturo di CO2

Il concetto dell’utilizzo “a cascata” prevede l’impiego del legno in più fasi, come materia prima o materiale da costruzione. Il legno sarà destinato alla produzione di energia solo quando si rivelerà inadatto a qualsiasi tipo di utilizzo strutturale. Ne consegue che la riserva di carbonio offerta dal bosco e preservata dai prodotti in legno rimane disponibile il più a lungo possibile. Quando il legno diventa inservibile come materiale di costruzione, può essere destinato ad altri impieghi, ad esempio una vecchia capriata può trasformarsi in mobili. La strategia migliore è prolungare quanto più possibile il ciclo di utilizzo del legno, e non solo per considerazioni di tipo ecologico in una logica di tutela del clima. Ne conseguono vantaggi anche dal punto di vista economico, perché in ogni fase di lavorazione aumenta il valore del materiale.

Sia come materia prima sia come materiale da costruzione, il legno è doppiamente efficace nel bilancio di CO2

Qualsiasi prodotto in legno, che si tratti di una casa, un ponte, un mobile o un pavimento in parquet, una scala o il manico di un martello, – immagazzina il carbonio che l’albero di provenienza ha sottratto all’atmosfera. Si parla di quantitativi non indifferenti: 1 tonnellata per metro cubo di legno! Questo carbonio rimane imprigionato (quindi sottratto all’atmosfera) per tutto il ciclo di vita del prodotto in legno e spesso anche oltre. Nel bosco, ogni albero utilizzato lascia posto a nuovi alberi. Mentre i prodotti in legno trattengono CO2, nel bosco la quantità di legno trasformata in prodotti ricresce e sottrae attivamente CO2 all’aria ambiente. Sia come materia prima sia come materiale edile, il legno è doppiamente efficace in termini di bilancio di CO2.

Riserva di CO2 nei secoli

I prodotti in legno sono quindi una riserva di CO2 e, a seconda dell’uso previsto, possono rimanerlo per molti secoli. Incoraggiando l’uso dei prodotti in legno in alternativa ad altri materiali da costruzione che sono fonte di CO2, sarà possibile limitare progressivamente le emissioni di CO2 nell’atmosfera: si tratta del cosiddetto “effetto di sostituzione”.
Cosa significa in concreto? Si parla di “sostituzione materiale” quando il legno o i prodotti del legno vengono impiegati in alternativa ad altri materiali (ad es. cemento, piastrelle, acciaio, alluminio) come materia prima o materiale da costruzione.
Le conseguenze sul bilancio di CO2 sono positivse, in quanto gli altri prodotti sono associati a maggiori emissioni di CO2 e spesso presuppongono un consumo molto più intensivo di energia da combustibili fossili (petrolio, carbone) in fase di produzione e trasporto. A differenza degli altri prodotti, al termine del suo ciclo di vita il legno può essere riutilizzato anche per scopi energetici. Pertanto appare alquanto ragionevole sostituire quanti più prodotti possibile con il legno al fine di ridurre le emissioni di CO2.

Foreste e Legno in filiera corta proveniente dal Veneto

La superficie forestale nazionale, in Italia, ha un’estensione stimata pari a 10.467.533 ettari, corrispondenti al 35 per cento della superficie territoriale, di cui 8.759.200 ettari di bosco (29,1 per cento dell’intero territorio nazionale) e 1.708.333 ettari di altre terre boscate (boschi radi, boscaglie, macchia e arbusteti).
Il 66,1 per cento dei boschi alti è di proprietà privata (per lo più di tipo individuale) e il 33,8 per cento è di proprietà pubblica. In particolare, la maggior parte dei boschi di proprietà pubblica appartiene ai Comuni e alle Province (65,5 per cento); il 23,7 per cento a Stato e Regioni.
Pur avendo una produzione forestale annua di gran lunga maggiore rispetto all’Austria, il legname nazionale rimane nei boschi e le aziende italiane comprano i prodotti lavorati dall’estero: l’Italia acquista ogni anno 6.000.000 di metri cubi di legname dall’Austria.
In Veneto vi sono oltre 300 imprese per oltre 700 addetti. Una recente indagine svolta da Confartigianato ha dato come esito che in Italia vi sono 10.800 boscaioli di cui 3.500 iscritti all’associazione Confartigianato mentre gli altri risultano in gran parte legati al settore agricoltura. La stessa Confartigianato ha recentemente istituito il nuovo mestiere dell’”imprenditore boschivo”.
Ogni minuto le foreste venete producono 100 m3 di legname che lavorato è bastevole per una casa di medie dimensioni. Un’enorme risorsa economica e ambientale che non aspetta altro che essere valorizzata!

HM52-Abitazioni Ecologiche è un costruttore di edifici in legno con struttura portante in X-Lam a filiera corta Foreste e Legno proveninete dal Veneto. E di questo ne siamo particolarmente orgogliosi, perché la filiera corta è il coronamento di un percorso che abbiamo a lungo ricercato come costruttori BioEdili.