Scale, rampe e ascensori

Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici, 14 giugno 1989, n.236. Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche.

4.1.10. Scale. Le scale devono presentare un andamento regolare ed omogeneo per tutto il loro sviluppo. Ove questo non risulti possibile è necessario mediare ogni variazione del loro andamento per mezzo di ripiani di adeguate dimensioni. Per ogni rampa di scale i gradini devono avere la stessa alzata e pedata. Le rampe devono contenere possibilmente lo stesso numero dei gradini, caratterizzati da un corretto rapporto tra alzata e pedata.
Le porte con apertura verso la scala devono avere uno spazio antistante di adeguata profondità. I gradini delle scale devono avere una pedata antisdrucciolevole a pianta preferibilmente rettangolare e con un profilo preferibilmente continuo a spigoli arrotondati.
Le scale devono essere dotate di parapetto atto a costituire difesa verso il vuoto e di corrimano. I corrimano devono essere di facile prendibilità e realizzati con materiale resistente e non tagliente.
Le scale comuni e quelle degli edifici aperti al pubblico devono avere i seguenti ulteriori requisiti:
1) la larghezza delle rampe e dei pianerottoli deve permettere il passaggio contemporaneo di due persone ed il passaggio orizzontale di una barella con una inclinazione massima del 15% lungo l'asse longitudinale;
2) la lunghezza delle rampe deve essere contenuta; in caso contrario si deve interporre un ripiano in grado di arrestare la caduta di un corpo umano;
3) il corrimano deve essere installato su entrambi i lati;
4) in caso di utenza prevalente di bambini si deve prevedere un secondo corrimano ad altezza proporzionata; 5) è preferibile una illuminazione naturale laterale. Si deve dotare la scala di una illuminazione artificiale, anche essa laterale, con comando individuabile al buio e disposto su ogni pianerottolo;
6) Le rampe di scale devono essere facilmente percepibili, anche per i non vedenti.

4.1.11. Rampe.
La pendenza di una rampa va definita in rapporto alla capacità di una persona su sedia a ruote di superarla e di percorrerla senza affaticamento anche in relazione alla lunghezza della stessa. Si devono interporre ripiani orizzontali di riposo per rampe particolarmente lunghe. Valgono in generale per le rampe accorgimenti analoghi a quelli definiti per le scale.

4.1.12. Ascensore.
L'ascensore deve avere una cabina di dimensioni minime tali da permettere l'uso da parte di una persona su sedia a ruote. Le porte di cabina e di piano devono essere del tipo automatico e di dimensioni tali da permettere l'accesso alla sedia a ruote.
Il sistema di apertura delle porte deve essere dotato di idoneo meccanismo (come cellula fotoelettrica, costole mobili) per l'arresto e l'inversione della chiusura in caso di ostruzione del vano porta.
I tempi di apertura e chiusura delle porte devono assicurare un agevole e comodo accesso alla persona su sedia a ruote. Lo stazionamento della cabina ai piani di fermata deve avvenire con porte chiuse. La bottoniera di comando interna ed esterna deve avere il comando più alto ad un'altezza adeguata alla persona su sedia a ruote ed essere idonea ad un uso agevole da parte dei non vedenti. Nell'interno della cabina devono essere posti un citofono, un campanello d'allarme, un segnale luminoso che confermi l'avvenuta ricezione all'esterno della chiamata di allarme, una luce di emergenza.
Il ripiano di fermata, anteriormente alla porta della cabina deve avere una profondità tale da contenere una sedia a ruote e consentirne le manovre necessarie all'accesso.
Deve essere garantito un arresto ai piani che renda complanare il pavimento della cabina con quello del pianerottolo.
Deve essere prevista la segnalazione sonora dell'arrivo al piano e un dispositivo luminoso per segnalare ogni eventuale stato di allarme.

4.1.13. Servoscala e piattaforma elevatrice.
Per servoscala e piattaforma elevatrice si intendono apparecchiature atte a consentire, in alternativa ad un ascensore o rampa inclinata, il superamento di un dislivello a persone con ridotta o impedita capacità motoria.
Tali apparecchiature sono consentite in via alternativa ad ascensori negli interventi di adeguamento o per superare differenze di quota contenute.
Fino all'emanazione di una normativa specifica, le apparecchiature stesse devono essere rispondenti alle specifiche di cui al punto 8.1.13.; devono garantire un agevole accesso e stazionamento della persona in piedi, seduta o su sedia a ruote, e agevole manovrabilità dei comandi e sicurezza sia delle persone trasportate che di quelle che possono venire in contatto con l'apparecchiatura in movimento.
A tal fine le suddette apparecchiature devono essere dotate di sistemi anticaduta, anticesoiamento, antischiacciamento, antiurto e di apparati atti a garantire sicurezze di movimento, meccaniche, elettriche e di comando.
Lo stazionamento dell'apparecchiatura deve avvenire preferibilmente con la pedana o piattaforma ribaltata verso la parete o incassata nel pavimento.
Lo spazio antistante la piattaforma, sia in posizione di partenza che di arrivo, deve avere una profondità tale da consentire un agevole accesso o uscita da parte di una persona su sedia a ruote.

Articolo 6 - Criteri di progettazione per la adattabilità.
6.1. INTERVENTI DI NUOVA EDIFICAZIONE
Gli edifici di nuova edificazione e loro parti si considerano adattabili quando, tramite l'esecuzione differita nel tempo di lavori che non modificano né la struttura portante, né la rete degli impianti comuni, possono essere resi idonei, a costi contenuti, alle necessità delle persone con ridotta o impedita capacità motoria, garantendo il soddisfacimento dei requisiti previsti dalle norme relative alla accessibilità.
La progettazione deve garantire l'obiettivo che precede con una particolare considerazione sia del posizionamento e dimensionamento dei servizi ed ambienti limitrofi, dei disimpegni e delle porte, sia della futura eventuale dotazione dei sistemi di sollevamento.
A tale proposito quando all'interno di unità immobiliari a più livelli, per particolari conformazioni della scala non è possibile ipotizzare l'inserimento di una servoscala con piattaforma, deve essere previsto uno spazio idoneo per l'inserimento di una piattaforma elevatrice.

6.2. INTERVENTI DI RISTRUTTURAZIONE
Negli interventi di ristrutturazione si deve garantire il soddisfacimento di requisiti analoghi a quelli descritti per la nuova edificazione, fermo restando il rispetto della normativa vigente a tutela dei beni ambientali, artistici, archeologici, storici e culturali.
L'installazione dell'ascensore all'interno del vano scala non deve compromettere la fruibilità delle rampe e dei ripiani orizzontali, soprattutto in relazione alla necessità di garantire un adeguato deflusso in caso di evacuazione in situazione di emergenza.

8.1.10. Scale.
Le rampe di scale che costituiscono parte comune o siano di uso pubblico devono avere una larghezza minima di 1,20 m ed avere una pendenza limitata e costante per l'intero sviluppo della scala. I gradini devono essere caratterizzati da un corretto rapporto tra alzata e pedata (pedata minimo 30 cm): la somma tra il doppio dell'alzata e la pedata deve essere compresa tra 62 e 64 cm.
Il profilo del gradino deve presentare preferibilmente un disegno continuo a spigoli arrotondati, con sottogrado inclinato rispetto al grado, e formante con esso un angolo di circa 75° - 80°.
In caso di disegno discontinuo, l'oggetto del grado rispetto al sottogrado deve essere compreso fra un minimo di 2 cm e un massimo di 2,5 cm.
Un segnale al pavimento (fascia di materiale diverso o comunque percepibile anche da parte dei non vedenti), situato almeno a 30 cm dal primo e dall'ultimo scalino, deve indicare l'inizio e la fine della rampa. Il parapetto che costituisce la difesa verso il vuoto deve avere un'altezza minima di 1,00 m ed essere inattraversabile da una sfera di diametro di cm 10.
In corrispondenza delle interruzioni del corrimano, questo deve essere prolungato di 30 cm oltre il primo e l'ultimo gradino. Il corrimano deve essere posto ad un'altezza compresa tra 0,90 e 1 metro. Nel caso in cui è opportuno prevedere un secondo corrimano, questo deve essere posto ad una altezza di 0,75 m. Il corrimano su parapetto o parete piena deve essere distante da essi almeno 4 cm.
Le rampe di scale che non costituiscono parte comune o non sono di uso pubblico devono avere una larghezza minima di 0,80 m.
In tal caso devono comunque essere rispettati il già citato rapporto tra alzata e pedata (in questo caso minimo 25 cm), e l'altezza minima del parapetto.

8.1.11. Rampe.
Non viene considerato accessibile il superamento di un dislivello superiore a 3,20 m ottenuto esclusivamente mediante rampe inclinate poste in successione.
La larghezza minima di una rampa deve essere:
• di 0,90 m per consentire il transito di una persona su sedia a ruote;
• di 1,50 m per consentire l'incrocio di due persone.
Ogni 10 m di lunghezza ed in presenza di interruzioni mediante porte, la rampa deve prevedere un ripiano orizzontale di dimensioni minime pari a 1,50 x 1,50 m, ovvero 1,40 x 1,70 m in senso trasversale e 1,70 m in senso longitudinale al verso di marcia, oltre l'ingombro di apertura di eventuali porte.
Qualora al lato della rampa sia presente un parapetto non pieno, la rampa deve avere un cordolo di almeno 10 cm di altezza.
La pendenza delle rampe non deve superare l'8%.
Sono ammesse pendenze superiori, nei casi di adeguamento, rapportate allo sviluppo lineare effettivo della rampa.
In tal caso il rapporto tra la pendenza e la lunghezza deve essere comunque di valore inferiore rispetto a quelli individuati dalla linea di interpolazione del seguente grafico.

01-Pendenza

 

 

8.1.12. Ascensore.
a) Negli edifici di nuova edificazione, non residenziali, l'ascensore deve avere le seguenti caratteristiche:
cabina di dimensioni minime di 1,40 m di profondità e 1,10 m di larghezza;
porta con luce netta minima di 0,80 m, posta sul lato corto;
piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,50 x 1,50 m.
b) Negli edifici di nuova edificazione residenziali l'ascensore deve avere le seguenti caratteristiche:
cabina di dimensioni minime di 1,30 m di profondità e 0,95 m di larghezza;
porta con luce netta minima di 0,80 m posta sul lato corto;
piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,50 x 1,50 m.
c) L'ascensore in caso di adeguamento di edifici preesistenti, ove non sia possibile l'installazione di cabine di dimensioni superiori, può avere le seguenti caratteristiche:
cabina di dimensioni minime di 1,20 m di profondità e 0,80 m di larghezza;
porta con luce netta minima di 0,75 m posta sul lato corto;
piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,40 x 1,40 m. Le porte di cabina e di piano devono essere del tipo a scorrimento automatico. Nel caso di adeguamento la porta di piano può essere del tipo ad anta incernierata purché dotata di sistema per l'apertura automatica. In tutti i casi le porte devono rimanere aperte per almeno 8 secondi e il tempo di chiusura non deve essere inferiore a 4 sec.
L'arresto ai piani deve avvenire con autolivellamento con tolleranza massima ± 2 cm.
Lo stazionamento della cabina ai piani di fermata deve avvenire con porte chiuse.
La bottoniera di comando interna ed esterna deve avere i bottoni ad una altezza massima compresa tra 1,10 e 1,40 m; per ascensori del tipo a), b) e c) la bottoniera interna deve essere posta su una parete laterale ad almeno cm 35 dalla porta della cabina.
Nell'interno della cabina, oltre al campanello di allarme, deve essere posto un citofono ad altezza compresa tra 1,10 m e 1,30 m e una luce d'emergenza con autonomia minima di h.3.
I pulsanti di comando devono prevedere la numerazione in rilievo e le scritte con traduzione in Braille: in adiacenza alla bottoniera esterna deve essere posta una placca di riconoscimento di piano in caratteri Braille.
Si deve prevedere la segnalazione sonora dell'arrivo al piano e, ove possibile, l'installazione di un sedile ribaltabile con ritorno automatico.

8.1.13. Servoscala e piattaforme elevatrici.
Servoscala: per servoscala si intende un'apparecchiatura costituita da un mezzo di carico opportunamente attrezzato per il trasporto di persone con ridotta o impedita capacità motoria, marciante lungo il lato di una scala o di un piano inclinato e che si sposta, azionato da un motore elettrico, nei due sensi di marcia vincolato a guida/e.
I servoscala si distinguono nelle seguenti categorie:
a) pedana servoscala: per il trasporto di persona in piedi;
b) sedile servoscala: per il trasporto di persona seduta;
c) pedana servoscala a sedile ribaltabile: per il trasporto di persona in piedi o seduta;
d) piattaforma servoscala a piattaforma ribaltabile: per il trasporto di persona su sedia a ruote;
e) piattaforma servoscala a piattaforma e sedile ribaltabile: per il trasporto di persona su sedia a ruote o persona seduta.
I servoscala sono consentiti in via alternativa ad ascensori e, preferibilmente, per superare differenze di quota non superiori a m 4.
Nei luoghi aperti al pubblico e di norma nelle parti comuni di un edificio, i servoscala devono consentire il superamento del dislivello anche a persona su sedia a ruote: in tal caso, allorquando la libera visuale tra persona su piattaforma e persona posta lungo il percorso dell'apparecchiatura sia inferiore a m 2, è necessario che l'intero spazio interessato dalla piattaforma in movimento sia protetto e delimitato da idoneo parapetto e quindi l'apparecchiatura marci in sede propria con cancelletti automatici alle estremità della corsa. In alternativa alla marcia in sede propria è consentita marcia con accompagnatore lungo tutto il percorso con comandi equivalenti ad uso dello stesso, ovvero che opportune segnalazioni acustiche e visive segnalino l'apparecchiatura in movimento.
In ogni caso i servoscala devono avere le seguenti caratteristiche:
Dimensioni:
per categoria a) pedana non inferiore a cm 35 x 35;
per categoria b) e c) sedile non inferiore a cm 35 x 40, posto a cm 40-50 da sottostante predellino per appoggio piedi di dimensioni non inferiori a cm 30 x 20;
per categoria d) ed e) piattaforma (escluse costole mobili) non inferiore a cm 70 x 75 in luoghi aperti al pubblico.
Portata:
per le categorie a), b) e c) non inferiore a kg 100 e non superiore a kg 200;
per le categorie d) ed e) non inferiore a kg 150, in luoghi aperti al pubblico, e 130 negli altri casi.
Velocità:
massima velocità riferita a percorso rettilineo 10 cm/sec.
Comandi:
sia sul servoscala che al piano devono essere previsti comandi per salita-discesa e chiamata-rimando posti ad un'altezza compresa tra cm 70 e cm 110. È consigliabile prevedere anche un collegamento per comandi volanti ad uso di un accompagnatore lungo il percorso.
Ancoraggi:
gli ancoraggi delle guide e loro giunti devono sopportare il carico mobile moltiplicato per 1,5.
Sicurezze elettriche:
• tensione massima di alimentazione V 220 monofase (preferibilmente V 24 cc.);
• tensione del circuito ausiliario: V 24;
• interruttore differenziale ad alta sensibilità (30 mA);
• isolamenti in genere a norma CEI;
• messa a terra di tutte le masse metalliche; negli interventi di ristrutturazione è ammessa, in alternativa, l'adozione di doppi isolamenti.
Sicurezze dei comandi:
• devono essere del tipo «uomo presente» e protetti contro l'azionamento accidentale in modo meccanico oppure attraverso una determinata sequenza di comandi elettrici;
• devono essere integrati da interruttore a chiave estraibile e consentire la possibilità di fermare l'apparecchiatura in movimento da tutti i posti di comando;
• i pulsanti di chiamata e rimando ai piani devono essere installati quando dalla posizione di comando sia possibile il controllo visivo di tutto il percorso del servoscala ovvero quando la marcia del servoscala avvenga in posizione di chiusura a piattaforma ribaltata.
Sicurezze meccaniche: devono essere garantite le seguenti caratteristiche:
a) coefficiente di sicurezza minimo: K = 2 per parti meccaniche in genere ed in particolare:
• per traino a fune (sempre due indipendenti) K = 6 cad.;
• per traino a catena (due indipendenti K = 6 cad. ovvero una K = 10);
• per traino pignone cremagliera o simili K = 2;
• per traino ad aderenza K = 2;
b) limitatore di velocità con paracadute che entri in funzione prima che la velocità del mezzo mobile superi di 1,5 volte quella massima ed essere tale da comandare l'arresto del motore principale consentendo l'arresto del mezzo mobile entro uno spazio di cm 5 misurato in verticale dal punto corrispondente all'entrata in funzione del limitatore;
c) freno mediante dispositivi in grado di fermare il mezzo mobile in meno di cm 8 misurati lungo la guida, dal momento della attivazione.
Sicurezza anticaduta:
• per i servoscala di tipo a), b), c) si devono prevedere barre o braccioli di protezione (almeno uno posto verso il basso) mentre per quelli di tipo d) ed e) oltre alle barre di cui sopra si devono prevedere bandelle o scivoli ribaltabili di contenimento sui lati della piattaforma perpendicolari al moto.
• le barre, le bandelle, gli scivoli ed i braccioli durante il moto devono essere in posizione di contenimento della persona e/o della sedia a ruote.
• nei servoscala di categoria d) ed e) l'accesso o l'uscita dalla piattaforma posta nella posizione più alta raggiungibile deve avvenire con un solo scivolo abbassato.
• lo scivolo che consente l'accesso o l'uscita dalla piattaforma scarica o a pieno carico deve raccordare la stessa al calpestio mediante una pendenza non superiore al 15%.
Sicurezza di percorso:
lungo tutto il percorso di un servoscala lo spazio interessato dall'apparecchiatura in movimento e quello interessato dalla persona utilizzatrice, deve essere libero da qualsiasi ostacolo fisso o mobile quali porte, finestre, sportelli, intradosso, solai sovrastanti ecc. Nei casi ove non sia prevista la marcia in sede propria del servoscala, dovranno essere previste le seguenti sicurezze:
• sistema anticesoiamento nel moto verso l'alto da prevedere sul bordo superiore del corpo macchina e della piattaforma;
• sistema antischiacciamento nel moto verso il basso interessante tutta la parte al di sotto del piano della pedana o piattaforma e del corpo macchina;
• sistema antiurto nel moto verso il basso da prevedere in corrispondenza del bordo inferiore del corpo macchina e della piattaforma.

Piattaforme elevatrici.
Le piattaforme elevatrici per superare dislivelli, di norma, non superiori a ml 4, con velocità non superiore a 0,1 m/s, devono rispettare, per quanto compatibili, le prescrizioni tecniche specificate per i servoscala. Le piattaforme ed il relativo vano corsa devono avere opportuna protezione ed i due accessi muniti di cancelletto. 
La protezione del vano corsa ed il cancelletto del livello inferiore devono avere altezza tale da non consentire il raggiungimento dello spazio sottostante la piattaforma, in nessuna posizione della stessa.
La portata utile minima deve essere di kg 130.
Il vano corsa deve avere dimensioni minime pari a m 0,80 x 1,20.
Se le piattaforme sono installate all'esterno, gli impianti devono risultare protetti dagli agenti atmosferici.


Scale

Una abitazione accessibile a tutti non dovrebbe includere le scale in quanto, anche un solo gradino, può rappresentare un ostacolo per diversamente abili, anziani e qualsiasi persona costretta su una sedia a rotelle, anche solo temporaneamente, a causa di un incidente. Ciò nonostante, le scale sono spesso presenti (es. ristrutturazione di una casa esistente) e quindi bisogna sapere che alcune soluzioni sono più sicure e più accessibili di altre.

I gradini isolati sono molto pericolosi ed è necessario evidenziarli con un materiale o un colore diverso; una soluzione migliorativa è quella di raccordare la differenza di quota con una breve rampa anche se la condizione ottimale è sempre avere un pavimento tutto allo stesso livello.

Una soluzione utile per i non vedenti potrebbe essere quella di indicare l'inizio e la fine di una rampa (composta da gradini o da un piano inclinato), utilizzando la segnaletica a pavimento (segnali tattilo-plantari) costituita da una banda larga 40 cm con calotte sferiche in rilievo di circa 0,5 cm dal piano, disposte a reticolo diagonale, simbolo ben riconoscibile di “arresto/pericolo”, posta a una distanza minima di 30 cm dai gradini.

Più le scale sono semplici semplici e più sono sicure e facili da usare: quelle con una unica rampa o con più rampe unite da un pianerottolo sono ideali. Le scale a chiocciola o le scale con gradini a piè d'oca, vanno evitate.


02-Scale

 


Ogni rampa è preferibile che abbia lo stesso numero di gradini ma lo sviluppo non deve essere eccessivo: minimo 3, massimo 15 gradini consecutivi.
I ripiani orizzontali, all’inizio e alla fine di ogni rampa, permettono di fermarsi e riposare prima di cambiare direzione; dovrebbero avere la stessa larghezza della scala e almeno 85 cm di lunghezza; l’apertura delle porte non deve andare ad ostruire i pianerottoli.
Nelle abitazioni la larghezza minima delle scale è di 80 cm, ma è consigliabile una larghezza di almeno 100 cm; scale più larghe di 120 cm possono ospitare un montascale anche in tempi successivi. Bisogna ricordare che, limitatamente agli interventi di "nuova edificazione" e "ristrutturazione" di edifici privati, l'adattabilità è garantita solo se esiste la possibilità di installare un servoscala o una piattaforma elevatrice, riservandole uno spazio adeguato.


03-Scale

 

La soluzione ottimale è una scala con l’alzata chiusa e opaca, in modo che nulla possa incastrarsi tra i gradini; il bordo anteriore del gradino dovrebbe contrastare cromaticamente con il resto della pedata e non sporgere più di 2,5 cm. L'altezza libera deve essere di almeno 200 cm misurata dal piano del gradino.
Pedate e alzate devono avere dimensioni comode e costanti per tutta la rampa (es. 30 x 16 cm o 30 x 17 cm); le pedate sono da preferire a pianta rettangolare, con trattamenti o strisce adesive antiscivolo. L’angolazione della scala, rispetto all’orizzontale, di 25° e 30° riduce il dispendio di energia fisica.


04-Gradini

 

05-Gradini

 

 

Dimensioni della scala
13 - 19 cm  Alzata (A)
25 - 35 cm  Pedata (P)
62 - 64 cm  Valore pendenza (2A+P)

Le immagini qui sotto illustrano le dimensioni ideali di una scala (ma non sostituiscono quelle previste nel regolamento edilizio).

 

06-Scale

 

L’illuminazione frontale della scala da vita a ombre che impediscono la corretta percezione dei gradini, quindi, dove possibile, si deve preferire una illuminazione naturale laterale. In ogni caso la scala deve essere dotata di una buona illuminazione artificiale, che non crei abbagliamento, con comando a spia luminosa su ogni pianerottolo.

L’utilizzo delle rampe deve essere facilitato con l’installazione di un corrimano che si prolunghi, con estremità inclinata verso il basso, di 30 cm oltre la scala (facendo attenzione che non sia d'intralcio) per migliorarne la presa ed indicare ai non vedenti la fine dei gradini.
Dotare la rampa di un corrimano su entrambi i lati (o di un elemento centrale se la scala è sufficientemente ampia) consente di scegliere con che mano afferrarlo, sia in salita che in discesa; questo è particolarmente utile in caso di emiparesi, quando solo un lato del corpo è efficiente.
Due correnti a quote diverse (90 - 100 cm e 60 - 75 cm) rendono il mancorrente sicuro anche per i bambini; se un diametro di 4 cm offre una buona presa agli adulti, per i bambini il corrimano non dovrebbe superare i 3 cm di diametro. La superficie della parete retrostante può causare abrasioni durante lo spostamento della mano, quindi non dovrebbe essere troppo ruvida; il corrimano deve staccarsi dalla parete di almeno 4 cm (in genere non si superano i 5 cm per evitare dolorosi infortuni nel caso in cui il polso vi si infili durante una caduta). Le mensolette di sostegno vanno fissate nella parte inferiore per permettere un agevole scorrimento; il materiale più adatto per il passamano dovrebbe essere antiscivolo e piacevole al tatto (es. legno duro e levigato, rivestimenti plastici e termoplastici, vernici antiscivolo).


07-Corrimano

 

 

08-Corrimano

 

 

Il parapetto è necessario ogni qualvolta si presenti una differenza di livello superiore a 100 cm (piani sopraelevati, vani scala etc.); dovrà essere alto almeno 100 cm, senza fori o fessure attraversabili da una sfera di 10 cm di diametro.

 

09-Parapetto

 

 

 

Rampe
Rampe e passerelle inclinate sono adatte per superare piccoli dislivelli del pavimento, in quanto percorrere una rampa comporta un notevole sforzo. Perché siano accessibili devono avere una larghezza minima di 90 cm, una pendenza del 5% (massimo 8%) e dei pianerottoli che consentano la sosta ogni 10 m, all’inizio e alla fine e ad ogni cambio di direzione o in presenza di porte. Un doppio corrimano su entrambi i lati (il corrente inferiore è adatto a persone di bassa statura o ai bambini).

 

10-Rampa 01

 

 

11-Rampa 02

 

 

 

12-Rampa 03

 

 

In caso di adeguamento sono ammesse pendenze superiori all'8% rapportate allo sviluppo effettivo della rampa; il rapporto tra la pendenza e la lunghezza del tratto deve essere comunque inferiore rispetto a quelli derivabili dal diagramma.

 

01-Pendenza

 

 

 

Scivoli
Gli scivoli sono adottati per superare dislivelli contenuti, di 15-20 cm al massimo; perfettamente collegati dall'inizio alla fine, e senza oggetti di ingombro. Devono rispondere ai seguenti requisiti:
• la pendenza non deve superare il 12%
• la larghezza deve essere di 100-150 cm
• la somma di pendenza e contropendenza deve essere al massimo del 22%


Cordonate

Le “cordonate” si utilizzano per il superamento di dislivelli ridotti ma costituiscono una barriera architettonica. Ascensori Gli edifici residenziali non hanno l’obbligo di avere un ascensore se non superano i tre piani ma deve essere predisposto lo spazio necessario per un installazione successiva; inoltre a differenza degli elevatori, richiedono quasi sempre di un locale macchine che può essere posizionato sopra il vano corsa.
Gli ascensori si differenziano tra loro per la tipologia di traino e di alimentazione (idraulici o elettrici); l’apertura delle porte può essere a singolo accesso o a doppio accesso opposto.
Le altre caratteristiche possono essere personalizzate in base all’immobile ed alle esigenze dell’utenza (dimensioni, pavimentazione, tipo di pulsantiera, ecc.)


Servoscala (o montascala fissi)
Il montascala (o servoscala) è un dispositivo che non necessita di autorizzazioni edilizie e che risulta relativamente economico perchè non comporta l'onere di lavori edili in quanto viene montato nello spazio della scala esistente. Nelle scale a più rampe, o a chiocciola, è necessario predisporre e garantire uno spazio che permetta la rotazione della pedana del servoscala nelle curve.
In commercio sono presenti molti modelli (con misure, ingombri e portare massime differenti) che consentono di risolvere pressochè ogni tipo di scala: interne ed esterne, con una o più rampe (montandolo sul lato interno), etc. Quando le guide non possono essere poste lungo le pareti laterali della scala, una soluzione ottimale è rappresentata dai montascala con guida al soffitto che mantiene la carrozzina in posizione corretta per tutta la corsa.

 

13-Servoscala 01

 

 

14-Servoscala 02

 

15-Servoscala 03

 

 


Scale mobili elevatrici
Si tratta di un sistema semplice ed esteticamente molto pulito, per superare piccoli dislivelli (circa 50 cm) senza l’ingombro di montascale o piattaforme elevatrici; i pochi gradini che compongono la scala possono appiattirsi a terra per formare una piattaforma che solleva la carrozzina per farle superare il salto di quota.
Il funzionamento elettromeccanico consuma poco, ed è efficiente e sicuro; la scala può essere utilizzata sia all’interno che all’esterno dell’edificio.
In commercio esistono altri sistemi di elevazione (o trasloelevazione) a pantografo in grado di abbassare, o alzare, una parte di pavimento in modo da formare una pedana per superare il gradino d’ingresso in modo agevole; un prodotto di poco differente taglia un normale gradino in diagonale e facendo ruotare la parte superiore lo trasforma in una piccola rampa.


Piattaforme elevatrici
I modelli di elevatori in commercio generalmente non salgono oltre i 4 m di altezza e hanno una dimensione minima di 80 x 120 cm; sono facilmente installabili sia all’interno che all’esterno dell’edificio, in quanto, rispetto alle rampe, per superare un dislivello paragonabile le rampe occupano molto meno spazio.
Si tratta di un sistema che si adatta bene a molteplici situazioni anche perchè non richiede un locale macchina come per gli ascensori e il sistema di funzionamento (centralina e motore) può essere contenuto in un vano o in un armadio apposito vicino all’impianto. Generalmente non necessitano di opere murarie importanti, ma di una semplice fossa per rendere più agevole l’accesso al pianale.
Gli spazi davanti agli accessi, necessari per lo sbarco e le manovre, devono avere una misura minima di 150x150 cm, protetti da cancelletti di protezione. Sia all’interno che all’esterno dell’edificio può essere utilizzato un vano autoportante.
Il piano di carico deve essere in materiale antiscivolo, delimitato da pannelli di protezione e porta con chiusura automatica.

Percorsi orizzontali e corridoi

Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici, 14 giugno 1989, n.236. Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche.

4.1.9. Percorsi orizzontali.
Corridoi e passaggi devono presentare andamento quanto più possibile continuo e con variazioni di direzione ben evidenziate. I corridoi non devono presentare variazioni di livello; in caso contrario queste devono essere superate mediante rampe.
La larghezza del corridoio e del passaggio deve essere tale da garantire il facile accesso alle unità ambientali da esso servite e, in punti non eccessivamente distanti tra loro, essere tale da consentire l'inversione di direzione ad una persona su sedia a ruote.
Il corridoio comune posto in corrispondenza di un percorso verticale (quale scala, rampa, ascensore, servoscala, piattaforma elevatrice) deve prevedere una piattaforma di distribuzione come vano di ingresso o piano di arrivo dei collegamenti verticali, dalla quale sia possibile accedere ai vari ambienti, esclusi i locali tecnici, solo tramite percorsi orizzontali.

8.1.9. Percorsi orizzontali e corridoi.
I corridoi o i percorsi devono avere una larghezza minima di 100 cm, ed avere allargamenti atti a consentire l'inversione di marcia da parte di persona su sedia a ruote (vedi punto 8.0.2. - Spazi di manovra). Questi allargamenti devono di preferenza essere posti nelle parti terminali dei corridoi e previsti comunque ogni 10 m di sviluppo lineare degli stessi.
Per le parti di corridoio o disimpegni sulle quali si aprono porte devono essere adottate le soluzioni tecniche di cui al punto 9.1.1, nel rispetto anche dei sensi di apertura delle porte e degli spazi liberi necessari per il passaggio di cui al punto 8.1.1; le dimensioni ivi previste devono considerarsi come minimi accettabili.

Un percorso accessibile è un percorso continuo e senza ostacoli, attraverso gli ambienti esterni e negli edifici, che collega tutti gli spazi in cui si svolgono le funzioni indispensabili per il vivere quotidiano.
La larghezza dei corridoi e degli spazi tra gli arredi deve consentire un facile passaggio della persona su sedia a rotelle, che utilizza ausili per la mobilità, che spinge un passeggino o che semplicemente trasporta le borse della spesa; i passaggi troppo ridotti devono essere, per quanto possibile, eliminati.
La larghezza di 90 cm consente esclusivamente il transito di una sedia a ruote, mentre una di 110 cm permette anche il passaggio contemporaneo di una persona, con schiena al muro, ma questa soluzione però può mettere a disagio il disabile. 140 cm di larghezza consentono il transito di sedia a ruote e persona con passeggino per bambini; in 160 cm passano sedia a ruote e persona con stampelle; in 180 cm passano due sedie a rotelle.

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Lo spazio necessario alla rotazione completa di una sedia a rotelle è di 150 x 150 cm e i corridoi di larghezza inferiore devono prevedere degli spazi per questa operazione, preferibilmente nelle zone terminali.

 

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L'ingombro della carrozzina non deve ostacolare l’apertura delle porte che danno sul corridoio. Nel caso di due porte successive, tra queste deve essere garantito uno spazio libero intermedio di almeno 150 cm oltre a quello interessato dalle ante aperte. Per aumentare lo spazio disponibile spesso basta cambiare il senso di apertura della porta; soprattutto negli spazi ridotti è importante proteggere pareti, spigoli e porte dagli urti accidentali della carrozzina.


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I cambiamenti di direzione o di quota, devono essere ben evidenziati (es. con l'impiego di guide tattili a pavimento, contrasti cromatici ecc.).

Per ridurre i possibili incidenti, la casa deve essere mantenuta in ordine, con percorsi liberi da ingombri e cavi elettrici, con tappeti ben fissi a terra, senza l’ingombro di mensole e mobili bassi. In particolare per gli ipovedenti, i percorsi dovrebbero essere più chiari dell’arredo e avere un colore ben riconoscibile; disponendo adeguatamente i mobili (con spigoli arrotondati, non in vetro e non troppo riflettenti) si possono definire dei passaggi “sicuri”. Nel caso in cui tra un ambiente e l’altro (es. tra portico e soggiorno) ci sia una forte differenza di intensità luminosa, è bene individuare delle zone di riposo che consentano alle persone di adattare gli occhi al nuovo livello di luce.
Nei corridoi è sulle scale sono sconsigliati gli interruttori della luce a tempo; possono invece essere utili comandi per impianti elettrici e interruttori a pressione o a sfioramento. Può essere d’aiuto per le persone con problemi visivi, evidenziare il perimetro di pavimento e soffitto con delle strisce LED; anche i percorsi per gli spostamenti notturni (dalla camera al bagno) si possono illuminare più o meno debolmente in questo modo o con delle luci ad incasso in modo che scale e corridoi non siano mai completamente al buio. In questo modo per gli ipovedenti sarà più facile riabituare gli occhi al buio della camera.

Ingresso

Una attenta pianificazione iniziale può fare la differenza nell’utilizzo di una abitazione da parte di una persona diversamente abile perché l’accessibilità viene influenzata già dalle primissime scelte progettuali: la posizione e l’orientamento del manufatto, la distribuzione dei parcheggi e del verde, l’attenzione ai movimenti di terra, ai siti in pendenza, alla costruzione di rampe e ascensori ecc.

L’ingresso è il biglietto da visita dell’edificio. È il primo elemento che si incontra e predispone, positivamente o negativamente, lo stato d’animo di chi entra o esce; se questa operazione richiede la presenza di un’altra persona, il soggetto diversamente abile potrebbe finire con l’auto isolarsi pur di non dovere sempre chiedere aiuto. Questo problema va a colpire anche le persone anziane, limitandone i rapporti sociali con le altre persone.

Il percorso per raggiungere l’entrata deve essere accessibile, senza gradini e il più possibile in piano; eventuali dislivelli vanno raccordati per mezzo di rampe. I parcheggi per disabili devono essere posizionati vicino all'entrata dell'edificio e a livelli che non richiedano ripidi collegamenti; nel caso in cui l'ingresso accessibile non coincida con il principale (es. adeguamento di edifici esistenti), l’individuazione va facilitata con una opportuna segnaletica, in modo da evitare una ulteriore discriminazione per le persone con problematiche motorie o visive.

Tutti gli elementi e dispositivi di segnalazione presenti all’ingresso (es. targhe, cartelli di indicazione, numeri civici, campanelli, citofoni, cassette della posta) devono essere posizionati all'altezza più idonea per un corretto utilizzo, tra 120 e 140 cm per chi è in carrozzina (per l’altezza dei terminali si rimanda al capitolo ARREDO FISSO). Campanelli e citofoni devono essere dotati di segnali acustici e visivi e pulsantiere retroilluminate o in rilievo. Un videocitofono può risultare particolarmente comodo per persone con problemi motori o di udito.

 

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L’ingresso principale (ma, se possibile, tutti gli accessi alla casa) deve essere coperto, per proteggere dalla pioggia durante l’apertura della porta, e con una pavimentazione antiscivolo leggermente inclinata per facilitare lo scolo dell’acqua scongiurando la formazione di pozzanghere o ghiaccio. Deve esserci una buona condizione di illuminazione globale e se necessario una ulteriore fonte luminosa diretta sulla serratura per aiutare le persone con problemi alla vista. Porta, pareti, pavimento, corrimano si possono differenziare per contrasto cromatico ma è bene che abbiano una superficie ben riconoscibile anche al tatto. Un piano di appoggio a lato dell'ingresso, sia all’interno che all’esterno, può tornare utile per appoggiare pacchetti, buste della spesa etc. durante l’apertura della porta. Per facilitare l’ingresso delle persone in sedia a rotelle, gli spazi di manovra, davanti e dietro il portoncino, devono essere liberi. L’accesso solitamente è attiguo al soggiorno e vicino alle stanze del disabile per accorciarne i percorsi.

 

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In un edificio di nuova costruzione è bene progettare l’ingresso al piano terra ma, durante l’adeguamento, la ristrutturazione o il restauro di edifici esistenti, possiamo ritrovarci con l’entrata al piano primo, o ad una quota intermedia. In questi casi il dislivello deve essere superato con una rampa adeguata o con sistemi di sollevamento meccanici (per le prescrizioni tecniche si rimanda al capitolo SCALE, RAMPE E ASCENSORI). La realizzazione della sola rampa non garantisce l’accessibilità a tutte le persone: alcuni tipi di disabilità (es. una emiparesi) rendono difficile superare i piani inclinati perchè non garantiscono un buon appoggio quando il peso del corpo viene caricato in modo asimmetrico. La rampa quindi deve affiancare la scala di accesso ma non sostituirla.
A causa della pericolosità della porta di accesso posizionata al termine di una rampa, si deve garantire uno spazio antistante di manovra in piano: almeno 150 x 150 cm se l’apertura è verso l’interno o 150 x 200 cm se questa è verso l’esterno.

 

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Il portoncino d'ingresso deve avere una luce netta di almeno 80 cm e non richiedere una forza superiore agli 8 kg per essere azionato; il meccanismo di apertura deve essere di facile utilizzo anche per chi presenta problemi nell’uso degli arti. Per identificare i visitatori prima di aprire deve essere previsto uno spioncino (o un sistema con telecamera) ad una altezza adeguata.

 

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La normativa consente una soglia di accesso alta 2,5 cm, che per alcune disabilità e le carrozzelle elettriche rappresenta già un notevole ostacolo; alcune soluzioni costruttive permettono di risolvere il dislivello della soglia (es. inserendo di fronte una caditoia con grigliato e scolina che evitano l'allagamento del vano interno, in caso di pioggia e vento) ma nei casi in cui questa sia necessaria o non si possa rimuoverla, diventa importante sagomarla smussandone gli spigoli o raccordarla alla pavimentazione per facilitarne il superamento.

 

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Le griglie a terra devono essere posizionate a filo della pavimentazione per non creare ostacoli; se si utilizzano griglie composte da elementi paralleli, questi devono essere orientati un modo ortogonale alla direzione di marcia e sufficientemente vicini da non costituire pericolo d’incastro per stampelle, bastoni e ruote di carrozzine. Per questi motivi sono preferibili griglie a maglia quadrata non attraversabile da una sfera di 2 cm di diametro.
Anche gli zerbini d’ingresso vanno incassati nel pavimento e devono essere abbastanza rigidi da non ostacolare l’avanzamento delle carrozzine (es. i tappeti in fibra di cocco sono troppo morbidi). Qualsiasi altro elemento di tappezzeria deve essere fissato solidamente.

Nei casi in cui fosse necessario installare di bussole d’ingresso, cancelletti a spinta e sistemi automatici di apertura, le dimensioni e i tempi di apertura/chiusura devono essere verificati in modo che non diventino un ostacolo. Le porte girevoli vanno considerate inaccessibili.

AbitAbile

Introduzione

La stesura di un Manuale o di una Legge deve necessariamente sintetizzare le differenti caratteristiche di ogni individuo, in una astratta figura antropomorfa in varie posizioni, circondata da misure “standard”. La rappresentazione bidimensionale generalmente utilizzata, accentua ancor di più questa semplificazione.
Pur considerando indispensabile il ruolo svolto dalla Normativa e dalla Manualistica tecnica, bisogna tener presente che un buon progetto e un buon edificio, per essere tale, deve offrire a chi lo vive determinate opportunità e siamo convinti che il benessere di una persona dipenda in buona parte dal benessere che l'abitazione gli consente.

La progettazione non deve quindi limitarsi al rispetto delle Norme, ma deve portare al centro del suo iter la persona, per passare dall'uomo codificato dalle regole (normodotato o diversamente abile che sia), sempre identico a se stesso in ogni angolo del mondo, all'individuo con le sue aspettative, i suoi limiti e le differenze che lo caratterizzano. Il confronto con la persona deve cominciare a monte della realizzazione: come più volte riportato nelle pagine che seguono, le indicazioni dimensionali devono sempre essere verificate con e sull’utente che vive la casa.

Il progettista è quel professionista capace di comprendere e rispondere con un progetto valido ai bisogni abitativi delle persone. Il “bravo” progettista invece è colui che nella “diversità” riconosce un valore aggiunto e non un limite alle scelte progettuali. Questo modo di progettare è un work in progress nel quale si sperimentano delle soluzioni cercando sempre di migliorarle.

 

Dati Istat sulla disabilità in Italia

Nel “Rapporto sull'inclusione sociale delle persone con limitazioni dell'autonomia personale” del 2012, l'Istat ha individuato in Italia, poco meno di 4 milioni di persone con limitazioni funzionali; la metà di queste presenta disfunzioni molto gravi.
Per quasi 3 milioni di italiani risulta molto difficile svolgere banali attività quotidiane, come alzarsi dal letto, sedersi, vestirsi, farsi la doccia: in larga parte sono anziani tra i 65 e gli 87 anni (75,3 %).

Emerge inoltre che:

  • più di 600 mila persone hanno vissuto una forte riduzione dell'autonomia
  • quasi il 70 % del totale presenta difficoltà nella mobilità e nella locomozione
  • le persone con limitazioni sensoriali, difficoltà di vista, udito o parola, sono il 57,6%
  • gli uomini perdono più frequentemente l'autonomia da giovani o adulti (19,5 % contro il 9,7 % tra le donne della stessa fascia di età)
  • quasi i due terzi delle persone con problemi di salute mentale, tra 18 e 87 anni, non hanno autonomia nell'occuparsi delle attività domestiche

La famiglia è il nucleo fondamentale che sostiene i diversamente abili: i giovani con limitazioni funzionali di età compresa tra 11 e 34 anni difficilmente riescono a lasciare i genitori (il 92,2 % delle persone disabili rimane in casa contro il 67,8 % della popolazione generale). Anche i 20 % degli anziani viene riaccolto in famiglia per la necessaria assistenza.
L’assistenza sanitaria a domicilio sostiene circa 750 mila persone, soprattutto con limitazioni gravi (29,9 %) e gli anziani (23,1 %).

Da quanto riportano questi dati, risulta evidente che una abitazione accessibile, progettata per le esigenze reali degli utenti, contribuisce a migliorare le condizioni di autonomia delle persone ed a semplificare le azioni svolte dagli operatori sanitari. Sempre secondo i dati sul livello di inclusione sociale, però, il 38,4% delle persone con limitazioni funzionali ha difficoltà ad accedere agli edifici per mancanza di supporti o assistenza, il 25,3% non riesce ad uscire di casa quando vorrebbe per motivi di salute.

 

Gli anziani

È preoccupante pensare che circa l'80% della popolazione vive in alloggi inadeguati o inaccessibili, che non soddisfano i requisiti di confort, funzionalità, sicurezza, bellezza, richiesti da chi li abita, specialmente nel caso degli anziani e dei disabili. Gli edifici senza barriere sono ancora troppo pochi e molto spesso abitati da persone senza alcuna difficoltà fisica mentre i nostri anziani vivono in edifici acquistati quando erano giovani in assenza di norme che garantissero l’accessibilità.

Talvolta per gli anziani, uscire da casa, in mancanza di un ascensore adatto, o di un accompagnatore capace, diventa impossibile. La mancanza di indipendenza può diventare troppo pesante, tanto che alcuni di loro perdono la voglia di uscire, riducendo via via i loro rapporti con il mondo esterno. In questo modo le barriere architettoniche diventano, purtroppo, barriere sociali.

L'invecchiamento è un processo inevitabile, che tutti dobbiamo affrontare. In ognuno di noi, il passare degli anni, modifica i bisogni, riduce le capacità fisiche o intellettive ed anche i valori dimensionali.
Considerando l'allungamento delle aspettative di vita (oggi in Italia gli anziani sono circa il 19 % della popolazione e le stime li prevedono al 25 % entro il prossimo decennio), capiamo come le abitazioni non riescano a soddisfare le mutevoli esigenze delle persone. L'adeguamento delle case per diversamente abili deve riguardare tutti gli ambienti e nonostante le leggi regionali prevedano contributi economici a questo scopo, i lavori sono sempre impegnativi; è bene quindi progettare gli spazi e le attrezzature in modo che eventuali adattamenti siano attuabili il più rapidamente possibile e senza sconvolgere il nostro modo di vivere. Molto spesso infatti, il fattore affettivo, i legami e i ricordi di gioventù, impediscono anche i più banali interventi (modificare, rimuovere, spostare arredi).

Quando abbiamo dei bambini in casa cerchiamo di prendere tutte le precauzioni possibili (paraspigoli in gomma, blocca cassetti, etc.), dobbiamo cercare di rendere sicure anche le case degli anziani. Per vivere in autonomia e sicurezza avremmo bisogno di una abitazione che nasca, che “cresca”, e che invecchi con noi.

 

Disabilità e caratteristiche di standard ampliato

Lo stereotipo del diversamente abile è la persona su sedia a rotelle (complice anche il simbolo internazionale dell'accessibilità) ma bisogna considerare che anche le caratteristiche antropometriche fisiche, sensoriali, cognitive e comunicative, o una disabilità temporanea possono portare ad una riduzione dell’autonomia.
Ci sono moltissimi tipi di disabilità, che si manifestano con sintomi differenti e che limitano le capacità nelle persone. Ribadendo che ogni problematica richiede un progetto a sè stante, per sviluppare un edificio accessibile, possiamo riprendere le quattro tipologie di disabilità proposte nel Fair Housing Act Design Manual realizzato dallo U. S. Department of Housing and Urban Development:

  • Disabilità motoria: alcune persone presentano delle difficoltà motorie che colpiscono l’andatura, mancano della coordinazione e del pieno utilizzo delle gambe e degli arti superiori. L’utilizzo di bastoni, stampelle, arti artificiali, deambulatori etc. compromettono molte attività oltre al camminare, come salire e scendere le scale, affrontare rampe troppo pendenti, raggiungere oggetti posti in alto, manipolare oggetti piccoli, rimanere in piedi per molto tempo. Gravi disabilità motorie costringono le persone a servirsi di sedia a rotelle manuale o elettrica e recentemente anche di particolari scooter a tre ruote, per i loro spostamenti. Sono i soggetti che risentono in modo più evidente le lacune di un progetto non accessibile (pendenze elevate, gradini, spazi di manovra angusti, superfici sconnesse, etc.). Le loro esigenze, per svolgere tutte le attività in autonomia e sicurezza, sono risolvibili “facilmente” nella fase progettuale ma diventano complicate e onerose negli edifici esistenti.
  • Disabilità visiva: questo tipo di disabilità si manifesta con mancanza totale o parziale della vista; molte persone riescono a distinguere i colori solo se nettamente contrastanti o riescono a leggere esclusivamente caratteri molto grandi. Una illuminazione calibrata diventa fondamentale per percepire l’ambiente e non risultare stancante o dolorosa per gli occhi. Molti disabili visivi sviluppano fortemente gli altri sensi (udito e tatto); grazie a questi e ad altri ausili, come un bastone o un cane guida, svolgono in autonomia le loro attività quotidiane.
  • Disabilità uditiva: la mancanza parziale dell’udito (presente spesso nelle persone anziane) può essere aiutata con particolari strumenti che captano e amplificano il suono; rumori di fondo disturbano la corretta percezione del suono. Questo tipo di problemi complica l’utilizzo di strumenti esclusivamente acustici (telefono, citofono, allarmi etc.) quindi si devono utilizzare anche sistemi visivi. Considerazioni simili si possono fare per le persone sorde, che utilizzano il linguaggio dei segni e si aiutano con il labiale dell’interlocutore: una buona illuminazione consente di vedere chiaramente il volto e le mani delle altre persone.
  • Disabilità cognitive, vecchiaia e malattie: la vecchiaia o le malattie (problemi cardiaci o respiratori, artrite o reumatismi, obesità, nanismo, etc.) possono ridurre la resistenza fisica e causare forti dolori durante lo svolgimento di alcune attività. Anche disabilità temporanee, come fratture, traumi o interventi chirurgici, condizionano l’utilizzo dell’edificio. Persone con difficoltà cognitive o di apprendimento hanno bisogno di segnali chiari e di oggetti di facile utilizzo.


Per avere una panoramica più completa delle limitazioni funzionali da considerare nel progetto, possiamo fare riferimento alle Caratteristiche di Standard Ampliato elaborate da Del Zanna e HBgroup:

  • Persona più robusta o “grossa” rispetto alla media, per sovrappeso/obesità o in stato di gravidanza.
  • Persona più magra o gracile rispetto alla media, per motivi sia patologici o fisiologici.
  • Persona più alta rispetto alla media, per motivi genetici o patologici.
  • Persona più bassa rispetto alla media, per motivi genetici o patologici.
  • Persona che si affatica facilmente nello svolgere compiti che richiedono prolungato o intenso sforzo fisico, a causa di problemi cardiovascolari, circolatori o respiratori, invecchiamento, stato di gravidanza.
  • Persona con difficoltà nel raggiungere gli oggetti posti troppo in alto o in basso (troppo vicini al pavimento), posizionati a lato o frontalmente, a causa di limitazioni o malattie scheletro-muscolari che ostacolano la mobilità degli arti superiori, o impediscono la posizione eretta obbligando alla sedia a rotelle.
  • Persona con difficoltà nell'uso delle braccia, a causa di problemi alle articolazioni, fratture ossee, paralisi o amputazione, per ragioni patologiche o traumatiche, malattie neurologiche che richiedono coordinamento nel movimento degli arti superiori.
  • Persona con difficoltà nell'uso della mano (afferrare, stringere, manipolare oggetti o parte di essi), a causa di malattie o limitazioni fisiologiche o patologiche.
  • Persona con ridotta o completa mancanza di sensibilità al tocco (sia attivo che passivo), come le persone insensibili alla temperatura.
  • Persona con difficoltà nell'uso delle gambe, a causa di malattie, uso di protesi, limitazioni muscolari o scheletriche agli arti inferiori.
  • Persona che necessita di ausili per la mobilità, a causa di fratture ossee, paralisi o amputazione degli arti inferiori per ragioni patologiche o traumatiche. Persona che utilizza una carrozzina manuale, elettrica, con o senza assistenza.
  • Persona con un passeggino per bambini.
  • Persona con problemi di equilibrio, tremori, spasmi muscolari, per ragioni fisiologiche o patologiche, invecchiamento, epilessia, labirintite, problemi cardiovascolari.
  • Persona affetta da cecità o con problemi di vista, nell'ambito della circolazione oculare, del coordinamento, della percezione del colore, dell'acuità visiva, della limitazione del campo visivo.
  • Persona affetta da sordità, con difficoltà di udito o che utilizza apparecchi acustici.
  • Persona con difficoltà di comunicazione, nella produzione e nella ricezione di messaggi verbali, in forma scritta o orale, causate da patologie, traumi o ragioni culturali.
  • Persona con difficoltà di attenzione, concentrazione, problemi di memoria, difficoltà di orientamento nello spazio, causate da ragioni fisiologiche, patologiche o traumatiche.
  • Persona con difficoltà emotive significative e persistenti (euforia estrema o pessimismo, rabbia, sonnolenza, indecisione, mancanza di appetito, mancanza di sonno, ipocondria, fobie, pensieri ossessivi, disagio e malessere fisico, dolore, tensione muscolare, attacchi di panico, una perdita di interesse nei confronti della vita).

 

Incidenti domestici

Scardinare l’idea che l’accessibilità riguardi solamente le persone disabili, consente di migliorare la sicurezza e la vivibilità dell’ambiente domestico: ogni giorno gli spazi della casa vengono vissuti da uomini, donne, bambini e anziani, diversamente abili e non. Le persone con limitazioni funzionali possono più facilmente trovarsi in situazioni di pericolo, se l’abitazione non è stata adeguatamente ideata. Certamente non è piacevole da ricordare ma tutti noi possiamo diventare temporaneamente disabili per un incidente, per una operazione, etc.

Secondo le ultime indagini Istat, ogni anno in Italia si verificano 4,5 milioni di infortuni in ambito domestico, di cui 8000 con esito mortale (la gravità è ancora più evidente confrontandola agli incidenti sul lavoro, che ogni anno contano 800 morti). Le insidie della casa colpiscono soprattutto le persone anziane e, in particolare, le donne, coinvolte in ben 2,4 milioni di casi (su 4,5 milioni).

I luoghi più insidiosi della casa sono:

  • la cucina (con il 40 % degli incidenti),
  • il soggiorno (16 %), la camera da letto (14 %),
  • il bagno (10,5 %),
  • le scale (6,5 %).

Gli incidenti domestici più frequenti sono:

  • le cadute, prima causa dei decessi degli anziani (55%),
  • i tagli (17%),
  • gli urti e gli schiacciamenti (14%),
  • le ustioni termiche e chimiche (7%),
  • avvelenamenti, folgorazioni elettriche, soffocamento, e altro (7%).

 

Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici, 14 giugno 1989, n.236.

Le “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche”, emanate dal Ministero dei Lavori Pubblici, identificano come barriere architettoniche:

  • gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque e in particolare di coloro che hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;
  • gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti;
  • la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.

Le stesse, individuano anche tre livelli di fruibilità dello spazio:

  • “Per accessibilità si intende la possibilità, anche per le persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia” (D.M. 14 giugno 1989, n. 236). Questi sono gli spazi di maggiore qualità perchè possono essere utilizzati totalmente, fin da subito; l’accessibilità deve essere verificata dal progettista dalla fase iniziale e non a posteriori, ad edificio realizzato.
  • “Per visitabilità si intende la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Sono spazi di relazione gli spazi di soggiorno o pranzo dell'alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed incontro, nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta” (D.M. 14 giugno 1989, n. 236). In questo caso l’accessibilità è ridotta ma consente a chiunque di raggiungere le funzioni fondamentali.
  • “Per adattabilità si intende la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale” (D.M. 14 giugno 1989, n. 236). In questi spazi non viene garantita l’autonomia dei diversamente abili, ma sono pensati per essere portati alla massima accessibilità in un momento successivo.

L'accessibilità muta continuamente la sua definizione e se fino a qualche anno fa indicava solamente la prescrizione di dimensioni, pendenze e disposizioni spaziali, oggi sembra non essere più questa la sua principale accezione. Se prima la tendenza dei progettisti era quella di identificare come utente limite la persona in sedia a rotelle, semplificando l’accessibilità ad un problema di percorsi sufficientemente larghi, ora l'attenzione si sta spostando sempre più dall’edificio alle persone che lo abitano i cui problemi difficilmente si possono ricondurre a schemi e misure standard.

La progettazione accessibile ragiona fin da subito sull'accessibilità degli spazi che si andranno a realizzare, per renderli fruibili da tutti, differenziandosi quindi dagli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche che si apportano ad edifici esistenti non accessibili, per adeguarli alle esigenze degli utilizzatori.

 

La progettazione accessibile inclusiva

Dopo aver constatato i limiti del D.M. 14 giugno 1989, n. 236, che portavano alla realizzazione di progetti distinti “per normodotati” e “per diversamente abili”, talvolta accentuando la differenza che dovevano eliminare, si è cominciato a ragionare su progetti che potessero soddisfare il maggior numero possibile di persone.
Nei primi anni ’90, nei corsi tenuti presso lo IED (Istituto Europeo di Design), Gianfranco Salvemini e Gianni Arduini elaborano l'idea di “Progetto per l'Utenza Ampliata”. Lo stesso Arduini prima, e Giovanni Del Zanna poi, identificano i “punti base del progetto per l’Utenza Ampliata”:

  • Autonomia: è necessario assicurare a tutti i livelli, la possibilità di agire, in funzione delle caratteristiche dell’utenza, in modo autonomo, per dare a tutti la possibilità di esprimere le proprie capacità e potenzialità.
  • Compatibilità: con le caratteristiche dell’utente, a livello dimensionale, sensoriale, percettivo, prestazionale, comportamentale, in relazione non solo alle qualità fisiche (peso, forma, materiali, superfici) ma anche al suo contenuto informativo e semantico.
  • Adattabilità e flessibilità: è la possibilità che l’oggetto e l’ambiente possano essere adattati (in vari modi, anche con aggiunte specifiche, se necessario) alle esigenze dell’utente che variano a secondo dei soggetti, in base alle caratteristiche personali, o, nel tempo, in seguito ai cambiamenti che possono sopraggiungere.
  • Normalità d'immagine: superando la logica del sistema speciale, cioè la soluzione corretta sarà quella che risulta funzionale e che rappresenta un aspetto non solo estetico, d’accuratezza del progetto, ma anche di tipo psicologico e sociologico portando al superamento di situazioni discriminanti e di rifiuto.
  • Semplicità: più un oggetto è semplice (concettualmente nell’uso, nella percezione) e maggiore è l’utenza in grado di fruirne. Specie per gli oggetti tecnologici, sono da preferire le soluzioni essenziali, che assicurino un facile controllo del loro funzionamento, evitando stati di disagio che possono arrivare al netto rifiuto dell’oggetto. Le soluzioni semplici risultano essere preferibili in quanto a durata e facilità di manutenzione
  • Sicurezza e affidabilità: il prodotto deve essere garantito per durare nel tempo e deve assicurare sicurezza di funzionamento, specie quando l'utente delega al prodotto lo svolgimento di importanti funzioni per la sua vita. Un prodotto sicuro può essere utilizzato con tranquillità, certi che siano state eliminate all'origine le possibili cause di incidente (e quindi anche di potenziale disabilità). In particolare, per l'utente con disabilità risulta di primaria importanza che il prodotto possa essere mantenuto sotto controllo, eliminando stati di disagio che portano, in breve tempo, al rifiuto della soluzione proposta.
  • Buon rapporto qualità/prezzo: il prodotto finale deve garantire una buona qualità ad un prezzo accessibile.

 

I parametri dimensionali standard rappresentano un utile strumento di progettazione nella fase iniziale, ma risultano troppo riduttivi perchè ignorano le differenze tra le persone; riferirsi ad un utente astratto e ideale (uomo adulto, abile e sano), escludendo gli aspetti di tipo sensoriale o prestazionale, si allontana dalla condizione reale.

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D’altro canto, anche considerare la persona in carrozzina come l’utente limite non corrisponde sempre alla realtà e i progetti per le disabilità con soluzioni troppo specializzate tornano ad enfatizzare le differenze (disabili contro normodotati).

 

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Alcune considerazioni importanti si possono ricavare da un passaggio della Dichiarazione di Stoccolma dell’EIDD (approvata il 9 maggio 2004): “Design for All è il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza. Questo approccio olistico ed innovativo costituisce una sfida creativa ed etica ad ogni designer, progettista, imprenditore, amministratore pubblico e leader politico. 

Lo scopo del Design for All è facilitare per tutti le pari opportunità di partecipazione in ogni aspetto della società. Per realizzare lo scopo, l’ambiente costruito, gli oggetti quotidiani, i servizi, la cultura e le informazioni - in breve ogni cosa progettata e realizzata da persone perché altri la utilizzino - deve essere accessibile, comoda da usare per ognuno nella società e capace di rispondere all’evoluzione della diversità umana. La pratica del Design for All fa uso cosciente dell’analisi dei bisogni e delle aspirazioni umane ed esige il coinvolgimento degli utenti finali in ogni fase del processo progettuale”.

La cultura dell'integrazione deve partire proprio dall'ambiente abitato, perchè tutti gli edifici siano progettati in modo tale che qualsiasi persona possa utilizzarli senza discriminazioni. Tutti devono sentirsi a proprio agio nella loro casa. Non si tratta quindi, solo di pensare a come rimuovere gli ostacoli, quanto di modificare il tradizionale modus operandi del progettista, in una continua ricerca incentrata sui soggetti reali.
Per quanto possibile l’idea che ci si deve prefiggere, è quella di considerare le esigenze di tutti, senza suddivisioni tra gli utilizzatori, valorizzando la complessità umana. Progettare per l’autonomia delle persone con difficoltà costringe a confrontarsi da subito con l’utenza reale, estremamente diversificata.
È evidente che nelle situazioni più complesse, quando ci si confronta con gravi disabilità, sono necessari ausili e progetti specifici.

Le prime domande da porsi devono essere di questo tipo:
Per chi sto progettando?
Qual'è il livello di mobilità dell'utente? Necessita di ausili o di carrozzina?
Che problemi incontra generalmente l'utente e quali sono le sue esigenze?
Le esigenze dell’utente cambieranno nel tempo?
Gli interventi per determinate disabilità sono incompatibili con l'uso da parte di altri utenti?

L'accessibilità si deve costruire attorno alle condizioni di ogni singolo soggetto, consapevoli che, per potenziarne l'autonomia, non esiste una soluzione standard valida per tutti, ma questa va trovata, tra le molte alternative possibili, valutando di volta in volta quella più adatta alla persona che abbiamo di fronte.

In un buon progetto i fattori estetici, economici, funzionali, etici, devono camminare assieme per rendere l’edificio adatto alla maggior parte delle persone cercando di livellare le differenze (molto spesso più psicologiche che fisiche) e diventando vero manifesto di uguaglianza sociale. Progettare in questi termini richiede soprattutto la pazienza di riflettere e di confrontarsi, passando dagli aspetti tecnici a quelli umani e viceversa.

Prefazione

AbitAbile rappresenta un nuovo concetto di abitazione ecologica, a basso impatto ambientale, che si pone l'obiettivo di soddisfare il bisogno primario dell’abitare ponendo particolare attenzione non solo alle nuove tecnologie di sfruttamento delle energie rinnovabili, ma anche a tutti gli aspetti di fruibilità, abbattimento delle barriere architettoniche, alla qualità e al benessere percepito nell’abitazione.

AbitAbile, riferendosi ai concetti di “edifici senza barriere” e del “Design for All”, ma soprattutto abbracciando l'idea del “Progetto per l'Utenza Ampliata”, vuole rivolgersi ad un ampio target di utenti:

• Persone iposensoriali
• Persone con limitate capacità motorie
• Famiglie con bambini
• Giovani coppie
• Persone anziane
• Persone sensibili ai concetti di BioArchitettura
• Persone sensibili ai concetti di tecnologie integrate quali la domotica
• Persone sensibili ai vantaggi della prefabbricazione leggera a secco
• Persone che desiderano una abitazione, ad alto risparmio energetico, facilmente fruibile

Il progetto AbitAbile è frutto di una attenta analisi che punta a rispettare la corretta esposizione solare, il riuso delle risorse idriche e il raffrescamento passivo, concetto particolarmente importante per gli edifici costruiti nella fascia mediterranea.

Le soluzioni prospettate sintetizzano innanzitutto i bisogni primari dell’abitare e dagli spazi minimi richiesti dalla media della popolazione italiana.
 L’individuazione delle dotazioni minime e le possibili varianti di ampliamento della soluzione base conferiscono al progetto AbitAbile la necessaria flessibilità richiesta dal mercato.

Vantaggi:

• Basso impatto ambientale ed eliminazione della sindrome dell’edificio malato: BioArchitettura
• Alto risparmio Energetico (Edifici ad energia quasi zero secondo la Normativa EU 2020)
• Eliminazione delle barriere architettoniche
• Domotica integrata • Soluzioni modulari componibili in base alle esigenze del cliente
• Sfruttamento delle energie rinnovabili con particolare attenzione all’integrazione architettonica
• Rispondenza alle attuali normative vigenti

 

Logo

Nulla vuole essere lasciato al caso e alla sola spinta emotiva dettata dall’estetica: il logo AbitAbile è la sintesi stilizzata della sfera abitativa, dell’ingombro minimo del movimento di rotazione a 360° di una sedia a ruote, dell’iniziale di AbitAbile e infine la rappresentazione stilizzata di una sedia a ruote. La gioia di un sorriso ricevuto quando si è stati in grado di semplificare la vita alla persone, fa ricordare quanto importante e meraviglioso è il Mestiere del progettista; soddisfazioni che ti danno la forza di continuare a sognare e a fare, nonostante tutto. Pietro Spampatti